Sembra vada di moda scrivere su Gaza, e forse a ragion veduta dopo tanti giorni di “guerra”. Sebbene fondamentalmente siamo manichei e abbiamo bisogno di trovare i buoni e i cattivi, forse in questo conflitto non ce ne sono: ci sono tanti stronzi e una maggioranza di vittime inermi.
Comunque volevo proporvi alcune letture:
questo pezzo sul blog di Daniele Luttazzi, che mi ha fatto scoprire il seguente
L’altra mattina ho ascoltato alla BBC un’intervista all’ambasciatore Israeliano a New York. L’intervistatore, inglese, aveva sempre la seconda o terza domanda pronta, ma il tono delle risposte dell’ambasciatore mi ha lasciato quanto meno esterrefatto. Ve la riporto a memoria.
L’ambasciatore sosteneva che questo attacco nella striscia di Gaza (0.5×40 km^2, se non vado errato) e’ stato fatto per far cessare i lanci di razzi sulla popolazione civile israeliana che vive attorno al confine con Gaza. I cittadini israeliani soffrono, per questa continua minaccia nei loro confronti, di PTSD (post traumatic stress disorder) e comunque ne va della loro vita dato che negli ultimi 8 anni sono morti, scusate l’approssimazione, una dozzina di israeliani. Al che l’intervistatore ha detto: ma negli ultimi otto giorni a Gaza sono morte 1300 persone! (36000 volte di piu’) Non le sembra che la reazione sia sproporzionata?
Sempre a parlare dei morti palestinesi, non vi curate mai dei morti israeliani, ha risposto seccato l’ambasciatore. Inoltre Hamas usa scudi umani. Al che il giornalista della BBC ha replicato che ci sono stati feriti d’arma da fuoco tra bambini nelle scuole (anche in quella dell’UN) e non da schrapnel.
Personalmente non penso che ci possa essere nessuna buona motivazione per degli atti del genere, da messuna delle due parti. Ma qui mi sembra che il gioco sia quello del gatto contro il topo.
Sono uscite le motivazioni della sentenza Bolzaneto. Me ne sono accorto solo ora. Se vi venisse voglia di leggerle, sono 451 pagine, ma la parte interessante –direi– comincia a pagina 315.
Come i più accorti di voi sapranno, il 5 gennaio scorso ho cominciato a lavorare per il Nederland Kanker Instute, ovvero l’Istituto di ricerca sul cancro olandese. L’istituto si trova ad Amsterdam e adesso faccio il pendolare e quindi ho molto tempo per leggere.
Storia di Toenle e l’anno della vittoria sono due romanzi di Mario Rigoni Stern che ho letto durante i miei spostamenti. Ambientati ai tempi della prima guerra mondiale –immediatamente prima e durante il primo, e durante e dopo il secondo– attorno ad Asiago.
Mi sono piaciuti molto, mi hanno commosso e stamattina c’è anche scappato un lacrimone. E’ molto bello e molto istruttivo ricordare come la gente prima si accontentasse del poco che aveva, mentre adesso che abbiamo di più non ci accontentiamo mai.
Camminando a Firenze durante queste vacanze di Natale, passando davanti all’edicola che e’ al porcellino, ho visto esposto una pubblicazione tutta nera con delle bande tricolori. Mi sono avvicinato ed ho potuto constatare che si trattava, nientepopodimeno che del calendario 2009 del DVCE! A lato c’erano anche altre pubblicazioni dello stesso tenore, oltretutto con dei gadgets di dubbio gusto — a proposito del gusto dei gadget delle pubblicazioni in edicola si puo’ discutere ampiamente.
Parlo con la giornalaia dimostrandomi decisamente incredulo e chiedendomi in cosa stia il reato di apologia del fascismo. La giornalaia fa da avvocato del diavolo e dice che sono pubblicazioni di carattere storico: Mussolini e’ un simbolo un po’ come lo e’ Che Guevara. Secondo me non c’entra nulla, dato che il “caro” DVCE e’ stato dittatore in Italia, ci ha portato in guerra con i nazisti, ha promulgato le leggi razziali e ha lasciato l’Italia e gli italiani in uno stato di guerra civile; Che Guevara e’ certamente un simbolo di certa lotta “comunista”.
Comunque, se questo non fosse sufficiente, guardate cosa certi nostri rappresentanti in parlamento vanno proponendo: PDL N. 1360. Propongono “l’istituzione dell’«Ordine del Tricolore»” che “deve essere considerata un atto dovuto, da parte del nostro Paese, verso tutti coloro che, oltre sessanta anni fa, impugnarono le armi e operarono una scelta di schieramento convinti della «bontà» della loro lotta per la rinascita della Patria. [...] S’intende proponendo l’istituzione di questo Ordine [...] riconoscere, con animo oramai pacificato, la pari dignità di una partecipazione al conflitto avvenuta in uno dei momenti più drammatici e difficili da interpretare della storia d’Italia; nello smarrimento generale, anche per omissioni di responsabilità ad ogni livello istituzionale, molti combattenti, giovani o meno giovani, cresciuti nella temperie culturale guerriera e «imperiale» del ventennio, ritennero onorevole la scelta a difesa del regime, ferito e languente.”
Vi propongo un video sui partigiani ed un recente podcast della BBC su Cuba ed in qualche modo la figura di Che Guevara.
Il sistema finanziario si sta disintegrando sotto i nostri occhi, alcune banche sono fallite, altre lo stanno per fare, altre ancora stanno tremando e con loro i risparmiatori e i politici di tutto il mondo, mentre tutto è aumentato, il pane, la benzina, le rate del mutuo…
Chi o cosa ci sta rovinando la vita? E’ solo colpa di alcuni istituti…
Eccoci giunti ad una seconda puntata sul processo Diaz. Ascolteremo parte della testimonianza di Lena Zhulke che, insieme a Mark Covell e Melanie Jonash (il cui pestaggio abbiamo ascoltato nella scorsa puntata), è tra le persone più colpite dall’intervento di bonifica delle forze di polizia.
Il processo Diaz si è concluso lo scorso 13 novembre con la condanna di 13 imputati, tutti (?) tra le file del settimo nucleo del primo reparto mobile della polizia di Roma. Analogamente a quanto successo nel processo Bolzaneto, la sentenza sancisce che i racconti delle vittime sono veri, ma al contrario che nel processo Bolzaneto, le persone ritenute colpevoli sono solo tra gli esecutori materiali. Aspetteremo di conoscere le motivazioni della sentenza.
Errata corrige, segnalazioni e materiali di supporto:
La trascrizione della testimonianza di Lena (udienza 8).
La trascrizione della testimonianza di Niels Martensen (udienza 37).
Il premier visita il centro delle Poste: “Ho visto tecnologie d’avanguardia. Al G8 e al G20 potremo proporci per regolamentare il sistema Web nel mondo”