Sembra vada di moda scrivere su Gaza, e forse a ragion veduta dopo tanti giorni di “guerra”. Sebbene fondamentalmente siamo manichei e abbiamo bisogno di trovare i buoni e i cattivi, forse in questo conflitto non ce ne sono: ci sono tanti stronzi e una maggioranza di vittime inermi.
Comunque volevo proporvi alcune letture:
- questo pezzo sul blog di Daniele Luttazzi, che mi ha fatto scoprire il seguente
- blog di Vittorio Arrigoni, uno dei pochi giornalisti a corrispondere da Gaza in questi giorni (per il Manifesto)
L’altra mattina ho ascoltato alla BBC un’intervista all’ambasciatore Israeliano a New York. L’intervistatore, inglese, aveva sempre la seconda o terza domanda pronta, ma il tono delle risposte dell’ambasciatore mi ha lasciato quanto meno esterrefatto. Ve la riporto a memoria.
L’ambasciatore sosteneva che questo attacco nella striscia di Gaza (0.5×40 km^2, se non vado errato) e’ stato fatto per far cessare i lanci di razzi sulla popolazione civile israeliana che vive attorno al confine con Gaza. I cittadini israeliani soffrono, per questa continua minaccia nei loro confronti, di PTSD (post traumatic stress disorder) e comunque ne va della loro vita dato che negli ultimi 8 anni sono morti, scusate l’approssimazione, una dozzina di israeliani. Al che l’intervistatore ha detto: ma negli ultimi otto giorni a Gaza sono morte 1300 persone! (36000 volte di piu’) Non le sembra che la reazione sia sproporzionata?
Sempre a parlare dei morti palestinesi, non vi curate mai dei morti israeliani, ha risposto seccato l’ambasciatore. Inoltre Hamas usa scudi umani. Al che il giornalista della BBC ha replicato che ci sono stati feriti d’arma da fuoco tra bambini nelle scuole (anche in quella dell’UN) e non da schrapnel.
Personalmente non penso che ci possa essere nessuna buona motivazione per degli atti del genere, da messuna delle due parti. Ma qui mi sembra che il gioco sia quello del gatto contro il topo.
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