In questa campagna elettorale che altro non è che un grottesco dejà vù, vi racconto una storia. Voi fateci quello che volete.
Correva l’anno 1574 e gli spagnoli dominavano le terre d’Olanda. Durante la cosiddetta guerra degli 80 anni le provincie dei Paesi Bassi combatterono per la propria indipendenza. Tra queste, la città di Leiden, dove secoli dopo ho vissuto per 7 anni, fu assediata a lungo dai dominatori e gli abitanti furono costretti a rifugiarsi in un fortino costruito su di una piccola collina artificiale. Resistendo strenuamente riuscirono a liberarsi il 3 ottobre 1574 grazie all’intervento di Willem van Oranje, leader dell’insurrezione contro gli spagnoli.
Come premio per la loro forza e tenacia, e anche per aver scelto di annettersi al suo regno, Willem chiese agli abitanti di Leiden se volessero che non imponesse loro tasse per 10 anni oppure che fondasse a Leiden una università.
Fu così che nel 1575 fu fondata l’università di Leiden, la più antica d’Olanda. La fondazione dell’università fece di Leiden un attivo centro culturale e divenne traino per l’economia: per esempio nacquero le prime tipografie dove si stampavano libri grazie alla recente invenzione di Guttemberg. E ancora oggi, dopo oltre 430 anni, l’università occupa un posto primario nell’economia della città e dell’area limitrofa.
Pensate quanto sarebbe stato diverso questo racconto (e la realtà) nel caso che gli abitanti di Leiden avessero scelto di vivere esentasse per 10 anni.
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Ma che razza di ragionamento è mai questo, siamo passati alle fiabe?
Innanzitutto Guglielmo primo il taciturno, principe d’Arancia, non era il capo di stato d’una democrazia: le tasse hanno lo stesso significato e la stessa giustificazione sia in una democrazia che in una monarchia? Vuoi forse difendere una forma di governo monarchica? — parliamone!
Ma soprattutto che razza di argomento è quello che prende un caso specifico, in cui (del)le tasse hanno contribuito alla costruzione di qualcosa di buono (per chi? e col sottinteso che altrimenti i soldi delle tasse risparmiate sarebbero invece stati bevuti tutti in birra e sidro da quei popolani mollaccioni?), e pretende di dedurne che in qualsiasi situazione, finalizzate a qualsiasi cosa, le tasse sono “buone” (per chi?)? Sono buone le tasse, o è buona l’università? Non ci sarebbero stati altri mezzi, per il caro bel principe, con tutte le sue ricchezze, di costruire una bella università nella sua bella città, che non quello di accollarla ai suoi sudditi?
E del resto, vorresti forse tu, Olanda, sfidare a singolar tenzone l’Italia, in cui le tasse vengono usate per gestire le reti clientelari dei politici? o gli Stati Uniti, in cui vengono usate per fare guerre a mezzo mondo?
E’ meraviglioso come tu abbia proprio mancato il punto di quello che voleva essere il mio ragionamento. O meglio, avendola lasciata volutamente sul vago, tu l’hai interpretata secondo la tua sensibilita’.
La storiella non voleva difendere la democrazia tantomeno la monarchia, non voleva difendere le tasse come “meravigliose” [cit. Padoa-Schioppa] che permettono la creazione di cose altrettanto meravigliose come l’universita’ e nemmeno la maiestas di Guglielmo d’Arancione.
Quello su cui volevo porre l’attenzione era invece la scelta posta ai neo-sudditi tra un bene tangibile ed immediato come “non ti tasso per 10 anni” ed uno un po’ meno tangibile come l’universita’ (che non c’era). E le implicazioni che ne conseguirono.
Dando spunti per ciascuno di pensare alla propria situazione e ai propri sentimenti per quel che riguarda l’amministrazione della cosa pubblica in questo momento di scelte.
Certo ancora non ho capito i libertariani perche’ non sono riuscito ad uscire dalla gabbia in cui ci hanno messi da sempre.
Ok, mi hai disinnescato
Beh, ho poi sminuito il valore della Universita’ e della ricerca scientifica ad un mero valore pecuniario. L’economia che ne e’ venuta fuori e’ ben piu’ di quello che sono riuscito a dire.
Non solo il valore delle cose non è puramente pecuniario, ma esso è inestricabilmente soggettivo.
E’ facile oggi dire che la scelta di costruire un’università a Leida sia stata un’”ottima scelta”, ma parte delle ragioni di questo giudizio risiedono certamente nel fatto che tu sei uno di quelli che “ci ha guadagnato” (sempre in un senso non meramente pecuniario).
Quale sarebbe stata l’alternativa? Molto probabilmente un’università il principe l’avrebbe costruita lo stesso. E poi: con le risorse che in quel frangente sono state devolute alla costruzione dell’università, si sarebbe potuto fare altro? Non voglio sostenere, con una favola estrema di segno opposto alla tua, che per costruire quell’università sono morti dei bambini che con quegli stessi soldi si sarebbe potuto sfamare. Voglio però sottolineare la sottile, ma profonda, scorrettezza di paragonare l’università di Leida con… niente. Troppo facile: meglio una pizza o… niente? Leida con l’università o Leida senza università?
In realtà non esiste un pasto gratis e, fosse anche solo in termini di costo-opportunità, ogni scelta equivale ad intera infinità di rinunce.
E il mio punto è — finalmente! — che nessuno dovrebbe avere la prerogativa di scegliere, ma a questo punto bisognerebbe dire imporre, cosa è giusto per un altro.
La storiella voleva porre l’accento sul fatto che in questo momento centrale dell’ordinamento democratico –che sappiamo non essere il tuo preferito– veniamo posti di fronte a promesse elettorali dal valore meramente pecuniario.
Poi ci spieghi per bene come potrebbe funzionare l’ultimo paragrafo, che ancora non sono riuscito a capire.
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